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L’Unione Europea approva il Nature Restoration Law: la prima legge per il ripristino degli ambienti naturali

Si chiama Nature Restoration Law. È un regolamento per la tutela dell’ambiente approvato in via definitiva il 17 giugno scorso dai ministri dell’ambiente dei Paesi dell’Unione europea. Si tratta di un importante tassello del Green Deal, ovvero il piano europeo per il clima. 

L’approvazione del documento non ha avuto un percorso molto facile: era stato proposto ancora due anni fa dalla Commissione europea, ma ci sono state diverse resistenze da parte di molti Stati e di altrettanti partiti politici. Alla fine il Consiglio dell’Unione europea ce l’ha fatta, ma con il voto contrario di Italia, Ungheria, Paesi Bassi, Polonia, Finlandia e Svezia, oltre che con l’astensione del Belgio. Il regolamento approvato, che è comunque un pilastro nella strategia per la biodiversità, risulta quindi meno “stringente” rispetto alla proposta iniziale. Chi vi si è opposto lo ha fatto soprattutto perché contrario ai troppi vincoli previsti per il settore agricolo, con la preoccupazione di un conseguente aumento dei prezzi dei generi alimentari. Va comunque fatto presente che in caso di gravi conseguenze a livello comunitario per la sicurezza alimentare la Commissione europea ha il potere di sospendere il piano anche per un anno relativamente agli ecosistemi agricoli.

Che cos’è e cosa prevede la Nature Restoration Law?

Il nuovo regolamento disciplina non solo la protezione delle aree naturali, ma punta a ripristinare quelle che versano già in uno stato di degrado. Sia che si tratti di foreste, che di ecosistemi marini, che di ambienti agricoli e urbani. Per farlo ha messo a punto un percorso in tre tappe che si snodano nell’arco di trentasei anni: entro il 2030 ogni Stato membro dovrà ripristinare il 30 per cento di ogni ecosistema; entro il 2040 si dovrà arrivare al 60 per cento; entro il 2050 al 90 per cento del ripristino.

Adesso i governi dei Paesi membri sono chiamati ad adottare i propri piani nazionali di ripristino e dovranno riferire periodicamente alla Commissione europea circa lo stato dell’arte del raggiungimento degli obiettivi prefissati.

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