Italiani sempre più green: l’evoluzione in 10 anni
Dieci anni fa quattro italiani su dieci liquidavano la sostenibilità come una moda passeggera. Oggi invece il 52 per cento conosce in modo approfondito il “vocabolario” della sostenibilità. Non solo. Dal 2015 a oggi la sostenibilità è diventata un valore per le persone.
Ad affermarlo è l’Osservatorio nazionale sullo stile di vita sostenibile di LifeGate, che appunto nel 2015 decise di interpellare un campione rappresentativo di persone della popolazione italiana per indagare le conoscenze, gli atteggiamenti e i comportamenti relativi ai principali temi di sostenibilità. Lo fece grazie alla collaborazione con l’istituto di ricerche di mercato Eumetra, diretto dal professor Renato Mannheimer.
Sembra passata una vita, se si pensa che il 2015 era l’anno nel quale 193 Paesi membri delle Nazioni Unite sottoscrivevano l’Agenda 2030 con i 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile. E se si pensa che quei primi dati dell’Osservatorio vennero presentati in concomitanza con l’inaugurazione dell’Expo di Milano. Tempi lontani.
Da allora il mondo è cambiato radicalmente, con fatti epocali (uno fra tutti, la pandemia) che hanno stravolto il quotidiano e le agende politiche ed economiche. Comprese quelle italiane. L’Osservatorio di LifeGate ha continuato a tenere traccia delle tendenze, anche implementando quelle che erano le domande iniziali con questioni più complesse che rispecchiano l’evoluzione in corso, come l’avvento dell’intelligenza artificiale, il Pnrr, la crisi energetica, la diversità e l’inclusione.
I risultati del decimo anno sono molto lontani dal diffuso scetticismo iniziale. Nel 2015 più della metà del campione intervistato non aveva idea di cosa fossero la mobilità sostenibile o il turismo sostenibile. Oggi più della metà conosce il significato di questi termini. Il 68 per cento considera la sostenibilità un tema sentito e quasi il 90 per cento è convinto che l’Italia dovrebbe investire sulle fonti rinnovabili e che le aziende devono impegnarsi in processi produttivi innovativi di economia circolare. Ancora: oggi, rispetto ad allora, l’88 per cento degli intervistati presta più attenzione alla qualità del cibo, ma anche alla sua provenienza (86 per cento), alle materie prime (84 per cento), alle etichette (79 per cento). Cibo per il quale il 34 per cento è disposto a spendere qualcosa di più, specie per il cibo biologico. Perché se è vero che i prezzi sono il primo fattore frenante per la grande maggioranza degli italiani quando devono porsi di fronte ad acquisti consapevoli (ad affermarlo sono soprattutto i rappresentati della Generazione Z), è anche vero che ci sono comparti per i quali qualche sacrificio si è disposti a farlo. Oltre che per il cibo, per avere un sistema di riscaldamento efficiente e una polizza assicurativa contro i cambiamenti climatici.
L’Osservatorio non si ferma al 2024. Sta già sondando gli italiani sul futuro. Scoprendo che per i prossimi dieci anni il 46 per cento pensa che la crisi climatica sarà una questione molto rilevante e che per il 27 per cento bisognerà pensare al regolamento dei flussi turistici.