Sostenibilità

In Italia il secondo ottobre più caldo dal 1800

Il 2 novembre scorso questa immagine ha fatto il giro del web:

È stata pubblicata sul sito di Copernicus, programma di osservazione della Terra dell’Unione Europea, dedicato a monitorare il nostro pianeta e il suo ambiente, offrendo servizi di informazione basati sull’osservazione satellitare, grazie alla collaborazione con gli Stati membri, con l’Agenzia spaziale europea (ESA), con l’Organizzazione europea per l’esercizio dei satelliti meteorologici (EUMETSAT), il Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine (CEPMMT), le agenzie dell’Unione Europea e Mercator Océan.

L’immagine è parte dell’ultimo report sullo stato del clima in Europa stilato dal C3S, il Copernicus Climate Change Service, che contiene un’analisi dettagliata dell’aumento delle temperature, delle ondate di calore, degli eventi climatici estremi che si sono verificati nel nostro continente nel 2021. Il colore uniforme tendente al rosso mostra come l’intera Europa per tutto l’arco dello scorso anno ha registrato temperature anomale.

Non è stato un anno eccezionale, ma un anno che ha mostrato con chiarezza e drammaticità la tendenza in atto. Confermata, per quanto riguarda in particolare l’Italia, dagli ultimi dati pubblicati nei giorni scorsi dall’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima (ISAC) del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR), che ha analizzato preliminarmente le temperature registrate nella penisola durante il mese di ottobre del 2022. Quello che ci siamo appena lasciati alle spalle.

Cosa ne risulta? Che è stato il secondo ottobre più caldo dal 1800 a oggi. Se però il confronto con le serie storiche viene circoscritto alle sole regioni del Nord, ecco che il risultato cambia: si è trattato del mese di ottobre più caldo in assoluto, con una media superiore di 3,18°C rispetto al periodo che va dal 1991 al 2020.

A farci capire come la situazione sia destinata a peggiorare, arrivano ulteriori dati. Sono quelli resi pubblici l’11 novembre grazie a uno studio degli scienziati del Global Carbon Project (Global Carbon Budget 2022, Pierre Friedlingstein e altri), organizzazione che calcola le emissioni di CO2 prodotte dall’uomo e che costituiscono una delle cause principali del cambiamento climatico. Lo studio afferma che nel 2022 le emissioni di anidride carbonica dovute all’utilizzo di combustibili fossili sono maggiori rispetto all’anno precedente. Un dato che, se il trend non verrà invertito rapidamente, avrà come conseguenza la possibilità (la stime è del 50%) che tra nove anni venga raggiunto l’aumento di 1,5°C di temperatura globale media rispetto al periodo pre-industriale. Un tetto, ricordiamo, l’accordo di Parigi del 2015 (dove è stata siglata e condivisa anche l’Agenda 2030 con i suoi 17 obiettivi) impegnava gli Stati Membri a non superare mai.

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